Geopolitica dell’Oceano Indiano: infrastrutture, cavi sottomarini e competizione tra potenze globali

La guerra per l'Oceano Indiano è gia iniziata: scopri il nuovo epicentro della competizione globale: porti, cavi sottomarini e zone strategiche ridisegnano potere e alleanze internazionali.

ASIA

Gianfranco Bizzacco

10/19/2025

the flag of sri is flying high in the sky
the flag of sri is flying high in the sky

Nel XXI secolo, l’Oceano Indiano è emerso come uno dei principali snodi geopolitici del mondo. Non più solo crocevia commerciale, questa vasta regione è oggi al centro di una competizione strategica che coinvolge potenze globali e attori regionali, interessati al controllo di rotte marittime, infrastrutture critiche e zone economiche speciali. La posta in gioco è alta: sicurezza energetica, dominio digitale, influenza diplomatica e accesso privilegiato ai mercati emergenti.

La Cina ha assunto un ruolo dominante nella regione attraverso la Belt and Road Initiative, investendo in porti, ferrovie, autostrade e zone economiche speciali. Il caso di Port City Colombo, in Sri Lanka, è emblematico: un progetto urbanistico e finanziario che mira a trasformare la capitale in un hub regionale sotto forte influenza cinese. Questo tipo di presenza infrastrutturale non è neutra: ridefinisce gli equilibri di potere, crea dipendenze economiche e genera tensioni con altri attori come India, Stati Uniti e Giappone.

Uno degli strumenti più potenti di questa nuova competizione è rappresentato dalle infrastrutture digitali e logistiche, in particolare i cavi sottomarini. Progetti come il Daraja Cable, che collega Kenya e Oman, testimoniano l’interesse crescente per la connettività regionale. Questi cavi non solo trasportano dati, ma veicolano potere strategico: chi li controlla, controlla l’informazione, la finanza, la difesa. La loro vulnerabilità, come dimostrato da episodi di sabotaggio nel Mar Baltico, solleva interrogativi sulla sicurezza digitale nell’Oceano Indiano, dove la sorveglianza è frammentata e le capacità di risposta sono disomogenee.

L’India, storicamente considerata potenza naturale dell’Oceano Indiano, ha risposto con una strategia di contenimento e controbilanciamento. Attraverso l’Iniziativa SAGAR (Security and Growth for All in the Region), Nuova Delhi ha rafforzato la cooperazione con paesi insulari come le Maldive, le Seychelles e Mauritius, puntando su sicurezza marittima, aiuti infrastrutturali e diplomazia energetica. Tuttavia, la concorrenza con la Cina resta accesa, soprattutto nei porti strategici e nei corridoi commerciali che collegano l’Africa orientale al Sud-est asiatico.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno intensificato la presenza navale e le esercitazioni congiunte nella regione, in particolare con India e Australia, nel quadro del Quad. L’obiettivo è garantire la libertà di navigazione e contrastare l’espansione cinese, ma anche proteggere le rotte energetiche che attraversano lo Stretto di Malacca e il Golfo di Aden. La dimensione militare si intreccia con quella tecnologica: Washington ha investito in cavi sottomarini, data center e sistemi di sorveglianza per rafforzare la resilienza digitale dei suoi alleati.

Nel frattempo, attori regionali come Indonesia, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti e Iran cercano di ritagliarsi spazi di autonomia strategica. Alcuni puntano su infrastrutture portuali e accordi bilaterali, altri su alleanze energetiche e progetti di interconnessione. La frammentazione geopolitica dell’Oceano Indiano rende difficile una governance condivisa, ma favorisce la proliferazione di iniziative parallele, spesso in competizione tra loro.

In conclusione, l’Oceano Indiano non è solo una regione geografica: è un campo di battaglia invisibile dove si confrontano modelli di sviluppo, visioni di potere e strategie di influenza. Le infrastrutture digitali, i porti, i cavi sottomarini e le zone economiche speciali sono oggi i nuovi strumenti della diplomazia e della competizione globale. Comprendere queste dinamiche è essenziale per analizzare il futuro della sicurezza internazionale e della cooperazione nel Sud globale.