M23 si ritira da Uvira: la Tregua USA tra Congo e Rwanda è a rischio

Il ritiro dell’M23 da Uvira su richiesta degli USA mette alla prova gli accordi di Washington e Doha, tra accuse al Rwanda e rischio di escalation regionale.

AFRICA SUB SAHARIANA

12/16/2025

M23 annuncia il ritiro da Uvira: la tregua mediata dagli USA tra Congo e Rwanda resta fragile

Il gruppo armato M23, sostenuto dal Rwanda secondo numerose fonti internazionali, ha annunciato il proprio ritiro dalla città strategica di Uvira, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), a seguito di una richiesta formale avanzata dagli Stati Uniti. La decisione arriva a pochi giorni dalla conquista della città da parte dei ribelli e nel pieno di un tentativo diplomatico, guidato da Washington, per stabilizzare una delle aree più instabili dei Grandi Laghi africani.

Uvira si trova nella provincia del Sud Kivu, sulle sponde del Lago Tanganica, a ridosso del confine con il Burundi. La sua presa, avvenuta la scorsa settimana, ha rappresentato un duro colpo per il fragile cessate il fuoco promosso dagli Stati Uniti tra Kinshasa e Kigali, firmato solo pochi giorni prima a Washington.

Il ritiro annunciato dall’AFC: “misura di fiducia” sotto pressione americana

In una dichiarazione firmata e pubblicata sulla piattaforma X, Corneille Nangaa, leader dell’Alliance Fleuve Congo (AFC) – la coalizione ribelle che include l’M23 – ha confermato che i combattenti si ritireranno da Uvira “su richiesta della mediazione statunitense”. La mossa viene presentata come un gesto unilaterale di fiducia, volto a offrire “le migliori condizioni possibili” al processo di pace di Doha, avviato con la mediazione del Qatar.

Secondo l’AFC, il ritiro dovrebbe essere accompagnato da:

  • la demilitarizzazione della città,

  • la protezione della popolazione civile e delle infrastrutture,

  • il monitoraggio del cessate il fuoco attraverso il dispiegamento di una forza neutrale.

Tuttavia, i ribelli hanno anche accusato l’esercito congolese e le milizie alleate di aver in passato sfruttato ritiri simili per riconquistare territori e colpire civili considerati vicini all’M23, lasciando intendere che la fiducia nei confronti di Kinshasa resta estremamente limitata.

Accordi di Washington e Doha sotto stress

La conquista di Uvira ha messo seriamente in discussione due binari diplomatici paralleli:

  1. L’accordo di Washington, firmato tra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda con il sostegno diretto degli Stati Uniti;

  2. Il framework di Doha, sottoscritto dall’M23/AFC e dal governo congolese, che definisce una roadmap per la fine delle ostilità e il miglioramento della situazione umanitaria.

Il framework di Doha, concordato nel novembre scorso, si basa su una dichiarazione di principi firmata a luglio, ma non affronta in modo risolutivo la questione centrale del ritiro definitivo dell’M23 dal territorio congolese. Proprio questa ambiguità ha permesso al gruppo armato di continuare a utilizzare avanzate territoriali come leva negoziale.

Washington alza il tono: “Pronti ad agire”

L’occupazione di Uvira è avvenuta poco dopo la firma dell’accordo tra i presidenti di Congo e Rwanda a Washington, evento accolto inizialmente come un passo storico verso la de-escalation regionale. La reazione americana non si è fatta attendere.

Il Segretario di Stato USA Marco Rubio ha accusato apertamente Kigali di una “chiara violazione degli Accordi di Washington”, nonostante il Rwanda continui a negare ogni sostegno diretto all’M23. In un messaggio pubblico, Rubio ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a “intraprendere azioni per garantire che gli impegni presi vengano rispettati”.

Secondo diversi analisti, la decisione dell’M23 di annunciare il ritiro da Uvira è una conseguenza diretta della forte pressione statunitense, più che di una reale svolta strategica del gruppo.

Una tattica già vista: creare fatti sul terreno

Secondo Paul-Simon Handy, direttore regionale per l’Africa orientale dell’Institute for Security Studies, l’operazione di Uvira rientra in una tattica consolidata dell’M23: occupare territori chiave, ritirarsi parzialmente e negoziare da una posizione di forza.

“Se davvero si fosse voluto dare una possibilità alla pace – ha spiegato Handy – l’M23 non avrebbe preso Uvira dopo la firma degli accordi di Washington e Doha. Prendere la città e poi annunciare un ritiro è una strategia già vista: si occupa, si finge di lasciare, e poi si torna”.

L’obiettivo, secondo l’analista, è spingere il governo congolese a concessioni territoriali ed economiche, sfruttando l’urgenza internazionale di evitare un’escalation regionale.

Il rischio di spillover regionale

La presa di Uvira ha avuto un impatto che va oltre i confini congolesi. La città si trova infatti a pochi chilometri dal Burundi, Paese che da anni mantiene truppe nell’est della RDC. L’avvicinarsi del conflitto ai suoi confini ha riacceso i timori di un allargamento regionale della crisi, in una zona già segnata da decenni di guerre, milizie transfrontaliere e competizione tra Stati.

Dal gennaio scorso, i combattimenti nell’est della RDC hanno causato migliaia di morti e lo sfollamento di centinaia di migliaia di civili, aggravando una delle peggiori crisi umanitarie del continente africano.

Una tregua fragile, una pace ancora lontana

Il ritiro annunciato da Uvira rappresenta, sulla carta, un segnale distensivo. Ma sul piano strategico, conferma quanto il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti resti estremamente fragile. Senza meccanismi di verifica credibili, una forza di interposizione neutrale e una soluzione politica sul futuro dell’M23, il rischio è che la diplomazia continui a inseguire i fatti sul terreno.

Nel cuore dei Grandi Laghi Africani, la pace resta un equilibrio precario, sospeso tra pressione internazionale, ambizioni regionali e milizie armate che continuano a dettare il ritmo del conflitto.

Giuseppe Palestra - Analista Geodiplomazia.it - 16/12/2025