Venezuela, Maduro apre al dialogo mentre gli USA aumentano la pressione militare e diplomatica

Maduro si dice pronto al dialogo mentre gli USA intensificano operazioni militari, accuse di narcoterrorismo e pressione diplomatica. Analisi completa della crisi venezuelana.

AMERICA LATINA

11/19/2025

An aerial view of a city with mountains in the background
An aerial view of a city with mountains in the background

CARACAS, 19/11/2025 - Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha dichiarato di essere pronto a un confronto diretto con gli Stati Uniti, proprio mentre Washington intensifica operazioni militari nel Mar dei Caraibi, pressioni diplomatiche e accuse di narcoterrorismo. L’escalation tra Washington e Caracas riaccende un confronto geopolitico che intreccia sicurezza, energia, traffico di droga e stabilità regionale.

Maduro apre al dialogo diretto mentre cresce la pressione statunitense

Il leader venezuelano Nicolás Maduro ha affermato di essere disposto a tenere colloqui faccia a faccia con rappresentanti dell’amministrazione Trump, proprio nel momento in cui la pressione degli Stati Uniti sul suo governo si intensifica rapidamente.

Le sue dichiarazioni sono arrivate subito dopo che il presidente Donald Trump ha dichiarato pubblicamente di non escludere l’eventuale impiego di forze di terra in Venezuela, un segnale che ha alimentato speculazioni e timori di un possibile intervento esterno.

Washington sostiene che la rielezione di Maduro dell’anno precedente sia stata illegittima, mentre il governo degli Stati Uniti accusa il leader venezuelano di guidare un cartello della droga internazionale. Maduro ha respinto fermamente le accuse, sostenendo che gli USA stiano cercando un pretesto per ottenere il controllo delle riserve petrolifere venezuelane, tra le più grandi al mondo.

Da quando Trump ha giurato per il suo secondo mandato a gennaio, la strategia statunitense nei confronti di Caracas è diventata più aggressiva e multilivello.

Operazione Southern Spear: l’offensiva USA contro presunti traffici di droga

Gli Stati Uniti hanno raddoppiato la taglia per ottenere informazioni sul leader venezuelano, portandola a 50 milioni di dollari, e nell’agosto scorso hanno avviato un’importante operazione antidroga nel Mar dei Caraibi.

La missione, chiamata Southern Spear, prevede il targeting di imbarcazioni sospettate di trasportare droga dal Venezuela verso gli Stati Uniti.

Dall’inizio degli attacchi:

  • oltre 80 persone sono state uccise

  • la maggior parte degli scontri si è verificata nei Caraibi

  • alcune operazioni hanno coinvolto anche il Pacifico

Secondo il Segretario alla Guerra USA Pete Hegseth, l’obiettivo dell’operazione è quello di “rimuovere i narcoterroristi dal continente americano”.

Tuttavia, numerosi esperti legali contestano la legittimità di tali operazioni:

  • Washington non ha fornito prove chiare che le imbarcazioni colpite trasportassero effettivamente stupefacenti

  • non è dimostrato un impatto significativo sul traffico globale di droga

  • gran parte del narcotraffico verso gli USA avviene attraverso la frontiera terrestre con il Messico

L'impiego della più grande portaerei statunitense, la USS Gerald Ford, ha inoltre alimentato l’idea che l’operazione abbia finalità politiche più che strettamente militari.

Le dichiarazioni contrastanti di Trump aumentano l’incertezza

Trump è stato incalzato dai giornalisti a chiarire le intenzioni degli Stati Uniti, offrendo risposte spesso contraddittorie.

  • Il 3 novembre, alla CBS, ha dichiarato: “Non penso che stiamo andando in guerra con il Venezuela.”

  • Pochi giorni dopo, interrogato sulla possibilità di inviare truppe sul terreno, ha risposto: “Non lo escludo. Non escludo niente.”

  • Riguardo a un eventuale incontro diretto con Maduro:

    “Probabilmente parlerei con lui. Parlo con tutti.”

Questa ambiguità contribuisce a una crescente incertezza regionale e internazionale.

Il caso “Cartel de los Soles” e l’ultimatum statunitense

Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato l’intenzione di inserire il Cartel de los Soles, la rete di narcotraffico venezuelana che ritiene guidata da Maduro, nella lista delle Organizzazioni Terroristiche Straniere (FTO).

Tale designazione diventerà effettiva il 24 novembre, un ritardo interpretato da molti come un ultimatum diplomatico a Maduro:

“Negozia, o il livello di pressione crescerà ulteriormente.”

Essere etichettati come FTO comporta:

  • il divieto assoluto per cittadini USA di fornire supporto materiale al gruppo

  • nuove possibilità di operazioni militari giustificate come “difesa preventiva”

  • la possibilità, secondo vari analisti, che gli USA usino la designazione per colpire obiettivi all’interno del territorio venezuelano

La misura rappresenta una delle mosse più drastiche degli ultimi anni contro il governo di Caracas.

Maduro parla agli USA: “Dialogo sì, guerra mai”

In recenti apparizioni pubbliche, Maduro ha parlato direttamente al popolo statunitense, talvolta anche cantando in inglese.

Lunedì ha dichiarato:

“Dialogo, sì. Guerra, no. Mai la guerra.”

Ha ribadito di essere pronto a un incontro “faccia a faccia” con qualunque rappresentante politico statunitense “che desideri parlare con il Venezuela”.

Precedenti tentativi di mediazione — dalla Norvegia al Vaticano — sono falliti, lasciando il Paese in una crisi politica ormai quasi decennale.

Opposizione venezuelana: Machado chiede l'intervento dei militari

Mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione su Maduro, la leader dell’opposizione e Nobel per la Pace María Corina Machado continua a inviare appelli ai militari affinché si schierino contro il governo.

Da una località segreta, dove si nasconde per sottrarsi all’arresto, Machado definisce il governo Maduro una “struttura criminale” e chiede ai venezuelani di unirsi per deporlo.

Il suo “manifesto della libertà”, pubblicato martedì sui social, delinea una visione per un futuro post-Maduro:

  • ritorno dei diritti individuali

  • ricostruzione delle istituzioni

  • processi per “crimini contro l’umanità” a carico del governo

  • liberazione dei prigionieri politici


Una visione che molti venezuelani condividono, ma che richiede un cambiamento profondo negli equilibri di potere.

Paola Pomacchi - Analista Geodiplomazia.it - 19/11/2025