Unione Europea: Difesa, Sicurezza e il nodo dell’Autonomia Strategica
L’UE rafforza la difesa comune con SAFE e ReArm Europe. Tra riarmo, sicurezza e futuro politico dell’Unione.
EUROPA
Marco Cornetto
12/16/2025


Unione Europea: dinamiche di Difesa e Sicurezza
La Bandiera Italiana rappresenta la Patria e i valori democratici della nostra Costituzione.
La Bandiera Europea il principio che l’unione dei popoli europei fa la forza nel mondo.
L’Una non potrebbe esistere senza l’Altra.
L’Italia senza Europa finirebbe subito schiacciata.
L’Europa senza la ricchezza delle sue culture nazionali rimarrebbe senz’anima.
L’unica risposta ai “venti di divisione” che soffiano in seno all’Unione non può che essere la strada delle riforme, per arrivare a un’Europa più unita con un esercito comune.
Infatti la guerra di aggressione russa in Ucraina ha evidenziato la necessità di un’Europa più forte e pronta alla Difesa e si discute, adesso, su come bilanciare un riarmo credibile con l’esigenza di de-escalation strategica, esplorando percorsi verso una maggiore autonomia europea rispetto agli USA pur mantenendo alleanze.
Lo strumento militare europeo in via di sviluppo: poste le fondamenta economiche
Recentemente è entrato in vigore il Regolamento UE che istituisce e disciplina SAFE (Security Action For Europe), il nuovo strumento d’azione per la sicurezza dell’Europa, previsto dal Piano Rearm Europe/Readiness 2030 presentato dalla presidente von der Leyen lo scorso marzo.
In un contesto geopolitico allarmante come quello attuale, caratterizzato da minacce multiple per la sicurezza dell'Europa, SAFE dovrebbe consentire la realizzazione di investimenti pubblici urgenti nell'industria europea della difesa, volti ad aumentarne rapidamente la capacità di produzione e a garantire la tempestiva disponibilità di prodotti per la difesa.
Il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni, ha infatti sottolineato che l'Europa deve diventare maggiormente responsabile della propria difesa e meglio attrezzata per agire e affrontare autonomamente le minacce immediate e future.
In quell’occasione gli Stati membri si sono impegnati a:
potenziare la loro prontezza complessiva alla difesa;
ridurre le dipendenze da fornitori esterni;
affrontare le carenze in termini di capacità;
rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea (European defence technological and industrial base — EDTIB),
affinché l'Unione sia in grado di assicurare una fornitura di prodotti per la difesa nelle quantità e quando necessario.
Un aspetto chiave di SAFE è la clausola di “preferenza europea” (Buy European) mirata ad incentivare la produzione europea e a ridurre la dipendenza da fornitori esteri.
Infine, SAFE si rivela una fonte di finanziamento particolarmente appetibile per gli Stati beneficiari: i prestiti da rimborsare sono infatti prestiti a lungo termine a condizioni vantaggiose (durata massima di 45 anni con un periodo di grazia di 10 anni per i rimborsi del capitale), garantiti dal bilancio UE.
SAFE rappresenta dunque uno strumento senza precedenti che contribuirà a rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea e ad accelerare l’autonomia strategica dell’UE.
Come già accennato, è uno dei pilastri del Piano ReArm Europe / Readiness 2030, un Piano ambizioso che punta a mobilitare fino a 800 miliardi di euro in quattro anni, fornendo leve finanziarie agli Stati membri UE per stimolare gli investimenti nella difesa.
Altro strumento cardine del Piano è infatti l’attivazione della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita, che consentirebbe agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa fino all’1,5% del loro PIL ogni anno per quattro anni, senza violare le norme di bilancio dell’UE.
Esercito europeo: un progetto di lungo periodo
Ma pur con un crescente rafforzamento della cooperazione militare e investimenti in Difesa, l’idea di un Esercito Europeo unificato, emersa già negli anni ’50, resta un progetto di lungo periodo ostacolato da differenze politiche, necessità di unanimità e priorità nazionali.
E questa è una nostra debolezza che potrebbe avere ricadute negative sulla stabilità dell’UE.
Ma cosa difendiamo: l’Unione Europea, un “Unicum” nel mondo
L'Unione Europea è fondamentale per la pace, la prosperità e la stabilità in Europa, garantendo libera circolazione, un mercato unico, diritti dei cittadini, e rappresentando un forte blocco politico ed economico a livello globale per promuovere democrazia, diritti umani e commercio equo, affrontando al contempo sfide come l'immigrazione, l'ambiente e la difesa.
Importanza economica e sociale
Mercato Unico: libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali, facilitando imprese e lavoratori.
Stabilità Economica: l'euro e politiche comuni riducono l'incertezza e incoraggiano gli investimenti.
Diritti dei Cittadini: protegge i diritti dei lavoratori, garantisce prodotti più sicuri e un ambiente più pulito.
Fondi di Coesione: investimenti per ridurre i divari regionali, supportando crescita e occupazione, specialmente nel Sud Italia.
Importanza politica e globale
Pace e Sicurezza: nata per prevenire guerre, continua a promuovere la pace e la stabilità internazionale.
Valori Condivisi: si basa su democrazia, libertà, uguaglianza e Stato di diritto.
Voce Globale: un potente blocco di 450 milioni di persone che assicura che l'Europa sia ascoltata nel mondo.
Commercio e Sviluppo Sostenibile: sostiene il commercio libero ed equo e contribuisce allo sviluppo sostenibile globale.
Sfide e prospettive future
Sfide Attuali: gestione dell'immigrazione, innovazione tecnologica (IA), politiche ambientali e difesa europea.
Critiche: alcuni lamentano burocrazia, distanza dalle istituzioni e lentezza nella gestione delle crisi.
Obiettivi: superare le sfide per rafforzare l'integrazione e garantire un futuro prospero e sicuro per tutti i cittadini.
Allargamento dell'UE
Da quando è stata fondata nel 1951, l'UE è passata da 6 a 27 paesi, unificando gran parte del continente.
Ciò significa che 450 milioni di europei possono circolare liberamente in un'area più ampia e hanno diritti e libertà più forti. La democrazia e lo Stato di diritto sono stati rafforzati, nonostante siano stati talvolta messi alla prova.
Sono aumentate le opportunità sia per le persone che per le imprese.
Il processo di allargamento è diventato un forte stimolo per le riforme democratiche ed economiche nei paesi che intendono diventare futuri membri dell’UE.
Pace, stabilità e diplomazia
L'UE ha prodotto oltre mezzo secolo di pace, stabilità e prosperità.
Nel 2012 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per oltre 70 anni di pace duratura.
Agendo all'unisono, i paesi dell'UE hanno maggior peso sulla scena mondiale rispetto a 27 nazioni di dimensioni diverse che agiscono separatamente. Nel loro insieme, le istituzioni europee e i governi nazionali costituiscono il principale donatore mondiale di assistenza allo sviluppo, oltre ad operare collegialmente per promuovere il buon governo, combattere la fame e tutelare le risorse naturali.
Quanto sopra è un breve excursus atto a definire l’importanza geopolitica dell’UE nata, come idea, al termine del secondo conflitto mondiale sulle ceneri di un’Europa distrutta materialmente e moralmente che cercava, attraverso le sue menti più illuminate, una via per evitare alle future generazioni gli orrori di guerre fratricide ed aprirsi ad un mondo di pace dove l’economia, il commercio ed il benessere chiudessero la strada agli eserciti in marcia.
UE e riarmo: scelta obbligata?
Oggi una larga maggioranza di cittadini europei vuole una politica comune di Difesa e di Sicurezza in modo che l’Europa smetta di muoversi in ordine sparso e inizi ad agire come una vera Unione.
Coordinare la Difesa a livello europeo rende l’UE più sicura e al tempo stesso più efficiente: le spese “militari” possono essere un volano di crescita economica e occupazionale (Keynesismo Militare), di innovazione, con ricadute benefiche comuni con il mondo “civile” in termini di infrastrutture e tecnologie dual-use che rafforzano la sicurezza nazionale e il tessuto socio-economico.
Oggi l’Europa spende molto in Difesa, ma lo fa ancora male:
27 sistemi nazionali, acquisti separati, capacità duplicate e scarsa interoperabilità.
Il risultato è meno efficacia e più sprechi.
Una Difesa europea integrata permetterebbe pianificazione comune e acquisti congiunti: più sicurezza, meno risorse buttate.
Ed è qui che il dato diventa politico.
Spendere meglio in Difesa significa liberare risorse per ciò che rafforza davvero l’Europa dall’interno: welfare, istruzione, ricerca, innovazione, infrastrutture pubbliche resilienti.
La Sicurezza non riguarda solo i confini, ma la capacità di garantire diritti, servizi e stabilità.
Il bivio europeo
Spetta ora alla politica decidere se costruire finalmente una Difesa europea comune — efficace, democratica e trasparente — oppure continuare a guardare ai limitati interessi particolaristici.
Siamo a un bivio: libertà di vivere seguendo i propri valori o sudditanza a una potenza straniera.
L’UE è a un bivio: o, approfittando dell’urgenza di una Difesa comune, diventa finalmente un soggetto politico dotato di una politica estera e guidato da un nocciolo duro di Paesi con l’Italia in prima fila, oppure si dissolve e ciascuno Stato membro dovrà decidere a quale “impero” sottomettersi.
È una decisione che spetta ai nostri tempi, alla nostra generazione, e che influenzerà le future generazioni.
Marco Cornetto - Analista Geodiplomazia.it - 16/12/2025
