Colpo di Stato in Guinea-Bissau: esercito al potere, presidente deposto e processo elettorale sospeso
L’esercito della Guinea-Bissau ha rovesciato il presidente Embaló e sospeso le elezioni. Analisi della crisi, cause e scenari futuri.
AFRICA SUB SAHARIANA
Giuseppe Palestra
11/26/2025


Colpo di Stato in Guinea-Bissau: l’esercito rovescia il presidente Embaló e sospende il processo elettorale
La Guinea-Bissau è sprofondata in un nuovo capitolo della sua lunga instabilità politica. Un gruppo di ufficiali militari, presentatisi in televisione come “Alto Comando Militare per il Ripristino dell’Ordine”, ha annunciato di aver preso “il controllo totale del Paese”, rovesciando il presidente Umaro Sissoco Embaló e sospendendo l’intero processo elettorale.
Il golpe arriva in un momento critico: il Paese era in attesa del risultato delle elezioni presidenziali di domenica, segnate da tensioni, accuse di irregolarità e dalla doppia proclamazione di vittoria da parte dei due principali candidati.
La crisi che si è consumata nelle ultime 48 ore non è un fulmine a ciel sereno: è l’ennesimo episodio di un ciclo di instabilità che, dalla sua indipendenza nel 1974, ha trasformato la Guinea-Bissau in una delle democrazie più fragili dell’Africa occidentale.
Perché è scoppiato il golpe: una crisi elettorale annunciata
Le elezioni presidenziali del 2025 erano state presentate dal governo come un banco di prova per la stabilità politica del Paese. Ma il voto era già compromesso da un clima di sfiducia diffusa.
Secondo osservatori locali e organizzazioni della società civile:
il principale partito d’opposizione PAIGC era stato escluso dalle presidenziali, sollevando dubbi sulla legittimità del processo;
diverse circoscrizioni avevano denunciato mancanze di supervisione elettorale;
i due candidati principali — Embaló e Fernando Dias — avevano entrambi dichiarato vittoria senza alcun riscontro ufficiale;
si temeva una crisi istituzionale simile a quella del 2019, quando il Paese rimase quattro mesi senza un presidente riconosciuto.
Il Paese era, di fatto, una polveriera pronta a esplodere.
Il passo successivo è stato inevitabile: l’esercito è intervenuto nel momento di massimo vuoto istituzionale.
Cosa è successo durante il golpe
La notte precedente all’annuncio, la capitale Bissau è stata scossa da raffiche di arma da fuoco vicino alla Commissione Elettorale, al palazzo presidenziale e al Ministero dell’Interno.
Poche ore dopo, gli ufficiali in divisa sono apparsi sulla TV nazionale annunciando:
la sospensione immediata del processo elettorale,
la chiusura di tutte le frontiere via terra, aria e mare,
un coprifuoco notturno valido fino a nuovo ordine.
Il presidente Umaro Sissoco Embaló, in una telefonata a France24, ha confermato:
➡️ “Sono stato deposto. Mi trovo al quartier generale delle forze armate.”
Fonti locali indicano che Embaló non è libero di muoversi e sarebbe sotto arresto militare.
Anche il leader storico dell’opposizione Domingos Simões Pereira, capo del PAIGC, è stato arrestato.
Gli ufficiali avrebbero inoltre ordinato la limitazione dell’accesso a Internet per controllare la diffusione delle informazioni.
La guida del golpe sarebbe Denis N’Canha, comandante della guardia presidenziale:
l’uomo incaricato di proteggere il presidente è diventato il suo principale accusatore.
Perché la Guinea-Bissau è così instabile?
Per capire la portata della crisi, bisogna guardare alla storia recente del Paese.
Dal 1974 a oggi, la Guinea-Bissau ha vissuto:
oltre 10 tentativi di golpe,
guerre civili interne,
governi rovesciati spesso prima della fine del mandato,
forte influenza militare sulla politica,
infiltrazioni della criminalità organizzata legata al narcotraffico internazionale.
Secondo numerosi studi (International Crisis Group, ISS Africa, UNODC):
👉 le forze armate sono l’attore politico dominante del Paese, più dei partiti e delle istituzioni civili.
👉 l’economia, fragile e poco diversificata, favorisce reti clientelari e poteri paralleli.
👉 il Paese è un hub del traffico di cocaina tra Sud America ed Europa, fenomeno che alimenta milizie e corruzione.
Il risultato è un sistema politico che non ha mai trovato un equilibrio duraturo.
Una “elezione impossibile”: quando entrambi i candidati proclamano la vittoria
Il giorno prima del golpe, il Paese ha assistito a una scena surreale:
sia il presidente uscente Embaló, sia lo sfidante Fernando Dias, hanno dichiarato di aver vinto le presidenziali.
Lo staff di Embaló ha affermato che il presidente aveva già “garantito un secondo mandato”.
Dias, sui social, ha proclamato: “Queste elezioni sono state vinte. Al primo turno.”
Senza dati ufficiali pubblicati, la crisi è esplosa.
Gli osservatori della regione — dall’ECOWAS all’Unione Africana — avevano espresso preoccupazione già prima del voto, sottolineando l’assenza di trasparenza e la sospensione del principale partito d’opposizione.
Il golpe non è quindi solo un fatto militare: è la conseguenza di un sistema elettorale inceppato e privo di credibilità.
Reazioni internazionali: allarme in Africa Occidentale
Il governo portoghese, ex potenza coloniale e oggi principale interlocutore internazionale della Guinea-Bissau, ha chiesto “massima moderazione” e la ripresa del processo istituzionale.
ECOWAS, che negli ultimi anni ha gestito colpi di Stato in Mali, Burkina Faso, Guinea e Niger, osserva con allarme l’escalation:
la regione è ormai nell’occhio di un effetto domino di colpi di Stato che rischia di destabilizzare l’intera Africa Occidentale.
Molti analisti temono che anche questo golpe possa essersi alimentato:
sulla scia dei recenti rovesciamenti nel Sahel,
dal crescente ruolo politico delle forze armate in tutto il continente,
dalla perdita di credibilità delle istituzioni democratiche locali.
La crisi della Guinea-Bissau si inserisce in una regione che sta progressivamente scivolando da governi civili deboli a regimi militari sempre più consolidati.
Cosa succede adesso? Tre scenari possibili
Secondo le analisi dei principali osservatori geopolitici africani (ISS, Crisis Group, WATHI), si aprono tre scenari principali:
1. Transizione militare lunga (lo scenario più probabile)
I militari mantengono il potere per mesi, promettendo un ritorno alla democrazia ma senza scadenze concrete.
2. Mediazione ECOWAS e nuovo voto entro 3–6 mesi
Molto difficile senza concessioni da parte del nuovo comando militare.
3. Spaccatura interna tra fazioni dell’esercito
La Guinea-Bissau ha già vissuto conflitti armati interni alle forze armate: un rischio concreto.
In ogni scenario, la transizione sarà fragile e complessa.
Un Paese ostaggio di un ciclo di instabilità mai interrotto
Il colpo di Stato in Guinea-Bissau è la manifestazione più recente di un problema molto più profondo:
la mancanza di istituzioni solide, la pervasività del potere militare, la fragilità del sistema elettorale e la presenza di reti criminali e clientelari che condizionano ogni fase della vita politica.
La sospensione del processo elettorale, l’arresto del presidente e del leader dell’opposizione e il blocco delle frontiere segnano un ritorno al passato, non una rottura.
È la conferma che in Guinea-Bissau la democrazia resta ancora un progetto incompiuto.
Giuseppe Palestra - Analista Geodiplomazia.it - 26/11/2025
