India–Russia, nuovo asse strategico? Perché Modi accoglie Putin e cosa rischia con Washington
Putin visita New Delhi per la prima volta dall’invasione dell’Ucraina. Modi rilancia l’asse con Mosca, ma rischia di compromettere i rapporti con Washington.
ASIA
Paola Pomacchi
11/26/2025
Modi apre a Putin: perché il nuovo asse India–Russia preoccupa Washington
La visita del presidente russo Vladimir Putin a New Delhi il 5 dicembre, la prima dall’invasione dell’Ucraina, non è semplicemente un appuntamento diplomatico. È un segnale strategico, calibrato con cura e destinato a risuonare da Washington a Pechino.
Per l’India di Narendra Modi, il vertice arriva in un momento di frizione con gli Stati Uniti; per la Russia, è un’occasione per mostrare di non essere isolata nonostante la guerra in Ucraina. Ed è proprio in questa convergenza di difficoltà e opportunismi che nasce il nuovo riavvicinamento indo-russo.
La fragilità del triangolo USA–India–Russia
Negli ultimi mesi, New Delhi e Mosca hanno moltiplicato contatti ad alto livello. Il ministro degli Esteri S. Jaishankar ha compiuto visite ravvicinate a Mosca, incontrando Putin due volte. Il consigliere per la sicurezza nazionale Ajit Doval ha fatto lo stesso.
Questo attivismo non è casuale: entrambe le capitali stanno vivendo un deterioramento delle rispettive relazioni con Washington dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
La Russia considera insufficienti le aperture americane: sebbene Trump non abbia mantenuto la linea dura di Biden, ha comunque consentito ai Paesi NATO di continuare a rifornire l’Ucraina. L’India, dal canto suo, è entrata nel mirino della Casa Bianca per due motivi:
Massicci acquisti di petrolio russo, che Washington considera una violazione indiretta delle sanzioni.
Un irritante personale, come riportano diversi analisti: Modi avrebbe ignorato quattro telefonate di Trump e non avrebbe riconosciuto il suo presunto ruolo nel ridurre la crisi indo-pakistana di maggio.
La risposta di Trump è stata immediata: dazi al 50% su numerosi prodotti indiani e un raffreddamento drastico dei rapporti bilaterali.
Cosa vuole l’India da Putin?
Secondo informazioni filtrate dai ministeri della Difesa dei due Paesi, il vertice del 5 dicembre potrebbe portare a tre dossier concreti:
l’acquisto del caccia stealth Sukhoi Su-57
ulteriori forniture del sistema missilistico S-500, con possibile produzione in India
la creazione del corridoio marittimo strategico Chennai–Vladivostok
In tutti e tre i casi, Mosca offre ciò che Washington oggi non garantisce: collaborazione militare avanzata senza condizioni politiche.
Per New Delhi, dipendente per il 60–70% da armamenti russi, l’obiettivo è duplice:
evitare un’eccessiva dipendenza dagli Stati Uniti
mantenere un equilibrio tra alleanze, evitando che l’India venga percepita come “satellite” americano nel contenimento cinese
Ma l’India si affida a un partner indebolito
La scommessa di Modi ha un prezzo.
La Russia non è più il colosso degli anni della Guerra Fredda:
la sua economia è più piccola di quelle britannica e italiana
l’industria bellica è sotto pressione a causa della guerra in Ucraina
gli impegni militari verso l’estero non vengono sempre rispettati
Un esempio emblematico è la portaerei Admiral Gorshkov, acquistata dall’India con anni di ritardo e costi triplicati. Più recentemente, Mosca non è stata in grado di garantire alcune consegne militari promesse, proprio per lo stress dell’apparato industriale dovuto al conflitto.
La Cina come fattore destabilizzante
Lo storico “triangolo” India–Russia–Cina sta cambiando.
Durante la Guerra Fredda, Mosca rappresentava per New Delhi un contrappeso strategico a Pechino. Oggi è l’opposto: la Russia è sempre più dipendente proprio dalla Cina, suo principale partner economico e diplomatico.
Ciò significa, in termini geopolitici, una cosa molto semplice:
in caso di tensioni serie tra India e Cina, la Russia non potrà più essere un baluardo per New Delhi.
È questo il punto più vulnerabile della strategia indiana.
Putin cerca influenza, Modi cerca autonomia
Per Putin, il viaggio a New Delhi serve a dimostrare due messaggi fondamentali:
La Russia non è isolata, nonostante le sanzioni occidentali.
Mosca può ancora corteggiare potenze emergenti e offrire tecnologia militare avanzata.
Per Modi, il vertice serve a:
ricordare agli Stati Uniti che l’India non è priva di alternative
ottenere margini negoziali migliori con Washington
mostrare alla Cina che New Delhi ha ancora alleati importanti
Ma l’avvicinamento è fragile, più basato su convergenze temporanee che su una visione strategica comune.
Un rapporto transazionale, non una partnership strutturale
Il rapporto India–Russia si regge oggi su:
convenienza energetica
cooperazione militare
opportunità geopolitiche momentanee
Non su una strategia condivisa.
Putin guarda all’India come un mezzo per ridurre l’isolamento.
Modi guarda alla Russia come leva di equilibrio nelle sue relazioni con Washington e Pechino.
È una diplomazia di necessità, non di profondità.
Il rischio strategico per l’India
Alienarsi gli Stati Uniti, proprio mentre Washington rafforza i rapporti con Pakistan e Giappone, sarebbe un errore pesante.
Gli USA restano:
l’unico contrappeso reale alla Cina
la fonte più importante di investimenti e supply chain strategiche
Mosca, al contrario, è:
economicamente debole
militarmente sotto sforzo
diplomaticamente isolata
dipendente da Pechino
Affidarsi a Putin oggi non può compensare un raffreddamento con Washington.
L’India cammina sul filo
Il vertice del 5 dicembre sarà presentato come un successo da entrambi i governi. Ma dietro ai sorrisi di circostanza, la realtà è più complessa:
l’India ha bisogno degli Stati Uniti più di quanto non abbia bisogno della Russia
la Russia ha bisogno della Cina più di quanto non abbia bisogno dell’India
e nessuno dei tre vuole una rottura definitiva
L’asse India–Russia potrà anche rafforzarsi per qualche mese, ma si basa su un equilibrio instabile e profondamente transazionale.
E per New Delhi, il rischio di perdere terreno nel suo rapporto strategico con Washington è più pericoloso di qualsiasi promessa in arrivo dal Cremlino.
Paola Pomacchi - Analista Geodiplomazia.it - 26/11/2025
