USA–Giappone contro la Cina: l’Incidente Radar apre una nuova fase di Tensione Strategica nell’Indo-Pacifico

Washington si schiera apertamente con il Giappone dopo l’incidente radar con la Cina. La crisi rivela un equilibrio regionale sempre più fragile e ridefinisce la strategia USA nell’Indo-Pacifico.

ASIANORD AMERICA

12/10/2025

Gli USA schierati con il Giappone: la crisi radar evolve in una disputa strategica sull’equilibrio di potere in Asia Orientale

L’incidente radar tra caccia cinesi e velivoli giapponesi non rappresenta soltanto l’ennesimo episodio di frizione militare nel Mar Cinese Orientale: segna un punto di svolta nella postura statunitense nei confronti delle tensioni tra Tokyo e Pechino.
Per la prima volta da anni — e con un tempismo altamente significativo — Washington ha criticato apertamente la Cina, attribuendole responsabilità diretta nell’escalation e ribadendo che la difesa del Giappone è un interesse vitale per gli Stati Uniti.

Le parole del Dipartimento di Stato non sono state una semplice dichiarazione diplomatica: costituiscono una riaffermazione della strategia americana nell’Indo-Pacifico, dove il Giappone rappresenta oggi il pilastro primario della deterrenza contro l’espansione militare cinese.

Una crisi che si è evoluta rapidamente: dalle accuse all’attivazione delle catene di comando congiunte

Dopo l’episodio, Tokyo ha elevato il livello di allerta nelle basi di Naha e Hyakuri, attivando protocolli congiunti previsti dalla riforma della Cooperazione di Sicurezza nippo-americana.
Gli Stati Uniti, da parte loro, hanno incrementato il monitoraggio elettronico nell’area attraverso velivoli P-8A Poseidon e assetti ISR**, al fine di raccogliere dati tecnici che possano chiarire la dinamica dell'illuminazione radar.

Fonti della difesa giapponese hanno confermato che:

  • l’attività cinese nei pressi dello Stretto di Miyako è aumentata nelle 48 ore successive;

  • la portaerei cinese Shandong avrebbe esteso il suo raggio operativo in una zona che Pechino considera essenziale per la “proiezione verso il Pacifico”;

  • la frequenza dei sorvoli congiunti sino-russi attorno al Giappone è cresciuta, segnale che la Cina sta integrando la dimensione aeronavale con un messaggio politico più ampio.

Lo scenario che si sta delineando non è quello di un incidente isolato, ma di un test deliberato delle linee rosse giapponesi e americane.

Perché Washington ha scelto di intervenire ora

Tradizionalmente, gli Stati Uniti hanno espresso cautela nel commentare incidenti tattici tra Cina e Giappone, preferendo non alimentare tensioni.
Questa volta la postura è cambiata, e il motivo risiede in tre fattori chiave:

1. La nuova centralità del Giappone nella strategia Indo-Pacifico 2025

Con il rallentamento della capacità militare filippina e l’instabilità sudcoreana, Washington vede il Giappone come l’unico alleato pienamente integrabile in operazioni di deterrenza avanzata.

2. Le mosse politiche del governo Takaichi

Le dichiarazioni del Primo Ministro nipponico sulla possibilità di interpretare un attacco cinese a Taiwan come casus belli per il Giappone hanno ridisegnato il perimetro di sicurezza regionale.
Gli USA non possono permettere che il Giappone appaia isolato dopo aver assunto una posizione più assertiva verso la Cina.

3. La necessità di controbilanciare la diplomazia coercitiva cinese

Pechino utilizza gli incidenti militari come strumento di pressione politica.
Una risposta debole da parte americana sarebbe letta come un segnale di disimpegno strategico — lo scenario più pericoloso per la stabilità dell’Asia Orientale.

La trasformazione della postura militare giapponese: meno difesa statica, più proiezione attiva

L’incidente si inserisce in un cambiamento profondo e graduale della dottrina giapponese.
Negli ultimi due anni, Tokyo ha:

  • ampliato le capacità di counterstrike con l'acquisto dei missili Tomahawk;

  • integrato la propria catena di comando con quella americana;

  • aumentato la presenza militare nelle isole Nansei, dove si trova Okinawa;

  • avviato programmi congiunti con Stati Uniti, Regno Unito e Italia (programma GCAP).

Le forze giapponesi sono sempre meno orientate alla sola difesa territoriale e sempre più a interdire movimenti navali e aerei cinesi nello Stretto di Miyako, passaggio marittimo essenziale per l’accesso della Cina al Pacifico.

Per Pechino, questo è inaccettabile.
Da qui l’aumento delle provocazioni.

Il ruolo della dimensione taiwanese nel deterioramento delle relazioni

L'incidente radar si verifica poco dopo che il presidente taiwanese Lai Ching-te aveva denunciato il comportamento “pericoloso” delle forze cinesi attorno all'isola.
L’autonomia di Taiwan è divenuta oggi la variabile che, più di tutte, determina la postura militare giapponese.

Gli strateghi giapponesi considerano tre elementi:

  1. Il 90% del petrolio nipponico passa per lo Stretto di Taiwan.

  2. Una Cina padrona di Taiwan metterebbe a rischio diretto Okinawa.

  3. Una vittoria cinese su Taiwan sposterebbe la linea di deterrenza americana a oltre 1.000 km dal Giappone.

Il Giappone non può permettersi un simile scenario senza perdere il suo status strategico.

🗾 La disputa sulle Senkaku/Diaoyu: il barometro del confronto sino-giapponese

Negli ultimi giorni, la Guardia Costiera cinese è tornata a navigare nelle acque delle Senkaku con un livello di assertività superiore rispetto agli scorsi mesi.
Le Senkaku non sono importanti solo come territorio: sono un termometro geopolitico.

Quando la Cina aumenta la pressione lì, significa che:

  • vuole testare la reattività giapponese;

  • vuole valutare la prontezza degli Stati Uniti;

  • prepara il terreno per future operazioni di deterrenza attiva.

Il Giappone ha risposto con una presenza navale più robusta, ma senza eccessi, consapevole che Pechino sta cercando un'occasione per dichiarare Tokyo “provocatrice”.

🪖 Quali sono gli sviluppi più significativi dopo l’incidente?

Gli elementi che emergono nelle settimane successive indicano un quadro in rapido mutamento:

  • Washington ha rafforzato i collegamenti tattici con il Giappone, confermando che l’incidente radar rientra nella casistica coperta dall’Articolo 5 del Trattato di Mutua Difesa.

  • L’Aeronautica giapponese ha aumentato l’impiego dei caccia F-35A a supporto della sorveglianza del Mar Cinese Orientale.

  • La Cina ha intensificato le manovre navali nel Pacifico, con movimenti coordinati con la Russia che hanno allarmato il Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti.

  • Il governo Takaichi ha accelerato la revisione delle linee guida di difesa, mettendo nero su bianco la possibilità di colpire basi cinesi in caso di minaccia diretta.

È evidente che l’incidente radar non è stato un evento isolato, ma un punto di accelerazione della competizione strategica.

Un equilibrio sempre più fragile

L’episodio rappresenta uno dei momenti più delicati degli ultimi anni nelle relazioni sino-giapponesi, non tanto per il rischio di guerra immediata quanto per la natura strutturale della competizione.
Gli Stati Uniti hanno scelto di sostenere apertamente il Giappone, consolidando l’idea che una crisi attorno a Taiwan o nel Mar Cinese Orientale vedrebbe Washington schierarsi senza ambiguità.

In un Indo-Pacifico sempre più militarizzato, il confine tra deterrenza e provocazione diventa sottile.
Ogni incidente tattico può trasformarsi in una crisi strategica, e ogni crisi può ridefinire gli equilibri regionali.

Fabiola Manni - Analista Geodiplomazia.it - 10/12/2025