Iran e Arabia Saudita rilanciano il dialogo a Teheran: cooperazione regionale contro l’escalation israeliana
Incontro a Teheran tra Iran e Arabia Saudita: diplomazia, cooperazione regionale e timori per l’escalation israeliana in Medio Oriente. Analisi geopolitica completa.
MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA
Francesco Rodolfi
12/1/2025


Iran e Arabia Saudita rilanciano il dialogo: cooperazione regionale e timori per l’escalation israeliana in Medio Oriente
A Teheran, nel pieno dell’escalation militare israeliana nella regione, Iran e Arabia Saudita hanno compiuto un nuovo passo diplomatico che potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro del Medio Oriente.
Il ministro degli Esteri iraniano Seyed Abbas Araghchi e il vice ministro saudita Saud bin Mohammed Al-Sati hanno discusso del rafforzamento dei rapporti bilaterali, ribadendo la necessità di una cooperazione regionale più solida per contenere il rischio di un conflitto su larga scala.
L’incontro rappresenta non solo un aggiornamento delle relazioni ristabilite nel 2023 grazie alla mediazione cinese, ma anche una manifestazione della crescente consapevolezza che l’attuale crisi può rapidamente estendersi e destabilizzare l’intera area del Golfo.
Una diplomazia necessaria nel momento di massima tensione
La dichiarazione congiunta è arrivata mentre gli attacchi israeliani continuano a colpire Gaza, Beirut e zone strategiche del sud del Libano, con un impatto diretto sull’equilibrio regionale. Araghchi ha denunciato quelle che ha definito “crimini e genocidio” da parte di Israele, sostenendo che Tel Aviv rappresenti oggi “la principale minaccia per la stabilità dell’Asia Occidentale”.
Il ministro iraniano ha richiamato l’urgenza di una coordinazione tra i Paesi musulmani per contrastare quella che Teheran considera una condotta israeliana aggressiva e destabilizzante, aggravata dal sostegno americano e dalla frammentazione politica in diversi Stati arabi.
Dal canto suo, Al-Sati ha ribadito la posizione saudita: solo la cooperazione regionale può garantire pace e sicurezza, soprattutto ora che il rischio di una escalation diretta tra Hezbollah e Israele sembra più alto che mai.
Un riavvicinamento che ridisegna gli equilibri nel Golfo
Il dialogo Teheran–Riyadh è uno dei cambiamenti geopolitici più significativi degli ultimi anni.
Dopo sette anni di rottura diplomatica – scaturita dalle proteste iraniane contro l’esecuzione del religioso sciita Nimr al-Nimr – le due potenze tornano oggi a parlarsi con un’agenda più pragmatica:
stabilità del Golfo,
sicurezza energetica,
gestione delle crisi regionali,
protezione delle rotte marittime,
coordinamento sulla guerra in Gaza e sull’escalation in Libano.
L’accordo del 2023, firmato a Pechino, ha prodotto effetti immediati:
➤ stop alle ostilità in Yemen tra i sauditi e gli Houthi sostenuti dall’Iran;
➤ riapertura dei canali diplomatici;
➤ intensificazione dei contatti tra agenzie di sicurezza.
La Cina – broker dell’intesa – osserva con attenzione l’evoluzione del dialogo, che rientra nella sua strategia di stabilizzazione dei corridoi energetici necessari alla Belt and Road.
Il fattore Israele: una scintilla che può riaccendere il Medio Oriente
L’escalation israeliana sta mettendo a dura prova gli equilibri appena ricostruiti.
Tre crisi simultanee aumentano il rischio di un conflitto più ampio:
1. Gaza
L’operazione militare israeliana continua a produrre tensioni con l’Iran, sponsor di Hamas e della Jihad islamica.
2. Libano
Gli attacchi israeliani contro Hezbollah – e contro obiettivi a Beirut – hanno riportato il Paese sull’orlo di una nuova guerra.
3. Siria
Le operazioni israeliane contro obiettivi iraniani e siriani si sono intensificate, creando un triangolo di instabilità Teheran–Damasco–Tel Aviv.
In questo contesto, Iran e Arabia Saudita sanno che un crollo dell’ordine regionale avrebbe un impatto diretto su:
sicurezza energetica globale,
traffico nel Mar Rosso e nello Stretto di Hormuz,
stabilità interna dei Paesi del Golfo.
Per questo entrambi insistono sulla necessità di un fronte diplomatico comune, anche se le loro visioni strategiche restano profondamente diverse.
Verso un nuovo equilibrio regionale?
Il riavvicinamento tra Teheran e Riyadh non significa un’alleanza.
Significa qualcosa di più importante: un mutuo riconoscimento della necessità di gestione del conflitto, piuttosto che una sua immediata risoluzione.
Le due potenze regionali condividono oggi un obiettivo specifico:
➡️ evitare che il conflitto israelo–palestinese degeneri in una guerra totale che coinvolga l’intero Medio Oriente.
Il margine di manovra resta limitato, ma l’incontro di Teheran è un segnale fondamentale.
Per i Paesi arabi e musulmani, la cooperazione è ormai una condizione di sopravvivenza politica e strategica.
Una diplomazia fragile, ma indispensabile
Nel quadro di un Medio Oriente in fibrillazione, la normalizzazione tra Iran e Arabia Saudita rimane uno dei pochissimi punti di stabilità.
La loro volontà di coordinamento non elimina le divergenze, ma crea spazio per un processo diplomatico che può evitare il collasso regionale.
È un equilibrio sottile, fragile, esposto a pressioni esterne e interne.
Ma senza questo dialogo, la possibilità di un conflitto più ampio diventerebbe non solo probabile, ma quasi inevitabile.
Francesco Rodolfi - Analista Geodiplomazia.it - 01/12/2025
